In uno Stato di cose in cui ogni cosa va storta, capita che giri la ciribiricoccola.
C'è chi fa allora la voce grossa. Chi la fa piccola, che tanto c'ha il SUV e compensa. Chi perde il lavoro e si dispera; chi lo perde, ne cerca un altro, lo trova, ma poi lo perde ugualmente e allora tanto valeva disperarsi già prima che almeno ci si portava avanti. E c'è invece chi scrive. O disegna. O fa entrambe le cose, nella pausa caffè tra un clistere e un altro.
Ed eccoci qua, io che non sapete chi sono e voi che non sapete chi siete, ad addolcire questi giorni amari con le risate zuccherate della satira. Perché - destino ha voluto - si dà caso che con una mano io sappia disegnare, e con l'altra scrivere. Con una gamba sappia fremere d'indignazione, e con l'altra scagliarmi mordace e pungente sull'oggetto dei miei quotidiani voltastomaci. Per non parlare poi della terza gamba, sapeste che so farci con quella!
Ad ogni modo, vi lascio con la prima di una lunga serie di vignette satiriche -
lunga non perché, pur di aggiornare questo blog, preveda di scorgere oggetto di satira laddove non ve ne sia, bensì perché la Storia recente mi ha insegnato che al peggio non c'é mai fine, se il peggio in questione ha luogo in Italia.
Inauguro il tutto con una vignetta che rimanda ad avvenimenti già "passati", ma che vuole comunque essere nel messaggio un augurio sano per il futuro del mio - del
nostro - Paese.
E adesso vi saluto, che sto per andare in pausa caffè.
Zendie